La tradizione del Rock indipendente romano offre, da sempre, numerosi spunti interessanti: recentemente vi ho parlato degli Acid Muffin; oggi vi presento un’altra realtà che senza dubbio merita di essere tenuta d’occhio: i WIR.
La band è attiva dal 2013 grazie ad una idea di Valentina Barletta, voce del gruppo, facendosi conoscere ed apprezzare sulla scena romana con numerosi live nei principali palcoscenici cittadini.
Recentemente hanno autoprodotto il loro primo EP, “Unusual Romance” ,con il quale intendono far conoscere le loro sonorità ben oltre raccordo.
Dalla nascita ,quasi come progetto solista di Valentina (da qui l’origine W.I.R. o woman in red), il progetto si è assestato sulla formazione attuale che vede, oltre a Valentina, Erica Cuda alla chitarra, Fulvio D’alessio al basso e Stefano Marabelli alla batteria (da qui la perdita dei punti e la trasformazione in WIR-dal tedesco pronome noi). Il “noi” con il quale i WIR si presentano emerge anche dai crediti dei loro lavori: testi e musica, nella loro interezza vengono attribuiti ai quattro membri.
Chi ha già avuto modo di leggere altri pezzi precedenti sa quanto apprezzi questa tipologia di formazione, essenziale e diretta, così come i suoni che necessariamente ne derivano.
In questo i WIR non deludono le aspettative ed il risultato, tanto nei live quanto nel lavoro in studio, risulta onesto e senza fronzoli, aspetto troppo spesso sottovalutato nelle produzioni recenti.
Gli arrangiamenti sono molto curati, così che le linee di basso di Fulvio si integrano molto bene con le ritmiche di Erica, a volte compensandole, altre volte rafforzandole. Il suono che ne deriva, pur nella essenzialità, emerge sempre pieno ed energico.
I differenti background dei WIR, che vanno dal blus al metal, passando per la new wave, danno al progetto una connotazione con differenti sfumature ben amalgamate, spesso riconoscibili anche all’interno del medesimo pezzo.
Il primo singolo tratto da Unusual Romance è “Borderline”, archetipo del messaggio che i WIR intendono lanciare con il loro progetto: il tema è quello dell’amore, visto però dalla differente prospettiva delle ferite che può lasciare, di quanto possa logorare e, a volte far perdere dignità, ma anche della volontà, nonostante tutto, di mettersi in gioco.
Il messaggio viene veicolato a volte con ritmi energici, più vicini all’hard rock , come appunto in “Borderline” e “Humanimals”, altre volte in maniera più malinconica e con ritmi più melodici vicini alla ballata; è questo il caso di “Hospital” o “1999”, in cui l’intro armonico lascia spazio a riff più aggressivi in un bel crescendo di energia.
In tutto ciò la voce di Valentina emerge sempre a proprio agio, tanto quando spinge e diventa graffiante, così come nei momenti più delicati in cui si propone quasi sussurrante, pienamente credibile anche nei testi in inglese che il gruppo propine.
Quindi, in conclusione, credo ci siano almeno due ottimi motivi per seguire i WIR e per tenerli d’occhio:
1) sono tecnicamente bravi, anche nei live. Sanno arrangiare bene, e sanno suonare, anche in versione unplugged. Curano molto il loro lavoro, in ogni aspetto, dalla produzione alla esecuzione. Questo,anzi questi, visto che in effetti sono già tre motivi distinti, direi sono i motivi fondamentali.
2) rappresentano un mondo, quello indie rock nostrano, che merita di essere coltivato e da cui dovremmo attingere sempre più spesso, unica realte alternativa al niente che emerge in Italia dei talent.
prossimi live: il 23 marzo i WIR si esibiranno in versione acustica al Pigneto Caffè (RM)