La premessa è d’obbligo: dal mio punto di vista non si può non amare Grohl & Co. Al momento se pensiamo ad una band che rappresenti al meglio il “lato buono” del rock, nessuno è più indicato dei Foo Fighters e gli innumerevoli aneddoti che li circondano: dal concerto terminato con la gamba ingessata dopo che Dave se l’era appena fratturata, alla risposta video mandata ai ragazzi del Rockin’1000 per dire che si, sarebbero venuti a suonare a Cesena (!), tanto da “meritarsi” la creazione di un gruppo Facebook come “i Foo Fighters fanno cose buone”. Insomma, se non li ami hai qualcosa di perfido inside.
Tutto ciò per dire che se vi aspetate critiche stilisttiche al nuovo lavoro poete anche smettere la lettura.
Ok, qualcuno può dire che il nuovo album in fondo non dice molto di nuovo, che è una costante ripetizione di cliché gia consolidati; per alcuni ci potrà esssere una tendenza a “spingere” eccessivamente in alcuni brani, così da dare una ruvidità non genuina; per altri potrebbe prevalere la critica esattamente opposta, motivata dal desiderio di sentire un album piu cattivello e meno appoggiato su ritmiche da ballad.
Dimenticatevi di tutte queste malsane idee: in fondo se vi piacciono i Foo li conoscete e sapete cosa aspettarvi.
Concrete and gold è esattamente ciò che ci si può e ci si deve aspettare da loro: un mix di brani orecchiabili, ciascuno con il proprio momento “hard”, giusto a ricordare che, pur non avendo realmente nulla più da dimostrare, i ragazzi amano spingere e lo sanno fare.
Se con Sonic Highways ci si trova di fronte ad un lavoro più ricercato, ad un concept album che racconta la storia di un viaggio attraverso la musica made in U.S.A, l’ultimo lavoro dei FF è più lineare ed immediato: un susseguirsi di pezzi con cui il fan si trova fin da subito in piena confidenza, senza però avere il fastidio del già sentito: lentoni dal forte sapore grunge, power chords, ballad acustica e molte urla del buon Dave che non si risparmia affatto.
L’album si apre con T-Shirt, breve intro che da subito una idea ben chiara di cosa aspettarsi nei successivi minuti di ascolto: partenza soffice e leggera, Dave e chitarra acustica, apertura corale ed empatica e riff che sono ben in mente agli amanti del gruppo.
Run, primo singolo uscito dal nuovo e nono lavoro, è un’altra ottima sintesi di queste caratteristiche: intro piacevolmente armonico che sfocia quasi subito in riff crescenti e ruvidi e un bel po di ugola di Dave che in alcuni tratti sembra il frontman di unauna band metalcore.
Anche in La Dee Da i FF si siano divertiti ad inserire un po di sana cattiveria, puntando su riff semplici ma ruvidi e potenti giocando a fare un pò i cattivi.
Il brano successivo, Dirty Water, ha invece un approccio iniziale completamente opposto con la prima parte del pezzo caratterizzto quasi da un eccesso di “dolcezza”, acutizzata da cori femminili leggeri che rimandano quasi ad una fresca laguna blu, per poi sfociare in un riff spinto ed in una costante accelerazione e salita di tono.
Happy Ever After è la ballad acustica, leggera e armonica, ad effetto “sorbetto”, per prendersi un momento di relax prima di proseguire con la fine dell’album.
Concrete and Gold, traccia che evidentemente da il nome all’album, conclude l’album con un pezzo lento, un po malinconico. L’intro un po cupo apre su una parte corale, senza però mai esplodere e lasciando l’ascoltatore con un pizzico di magone.
Perché ascoltarlo? perchè sono i Foo Fighters, in tutto: con le loro sonorità, i loro testi a tratti riflessivi a tratti ironici e dissacranti, con l’evidente voglia di suonare ed il divertimento nel farlo.
Perché non ascoltarlo? non saprei…
ps
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